Qarras non è Uber per i trattori

Francesco Masia
Qarras
Published in
3 min readMar 29, 2017

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Quando si crea una iniziativa imprenditoriale nel mondo digitale viene in genere suggerito di trovare un parallelo rispetto ad un servizio esistente in modo da facilitare la comprensione della nuova intrapresa da parte del pubblico.

L’uso di paralleli come “Uber per questo” e “Uber per quello” sono forse fra i più inflazionati e anche se devo ammettere che in qualche occasione ho usato anch’io un formato come quello espresso nel titolo di questo post, in realtà li trovo estremamente spiacevoli.

Ora, sarà il mio passato da sviluppatore ma non riesco proprio a capire come un’app come Uber possa essere fatta così male, con così poca cura per l’esperienza utente e una gestione così debole degli errori. In più di un’occasione e per il bisogno impellente ho provato a caricare su Uber delle carte diverse per il pagamento perché il conto PayPal che usavo non aveva più credito e non potevo ricaricarlo sul posto. Nessuna delle tre carte provate funzionava. Una era una Visa Debit, un’altra era Visa Credit e infine anche una MasterCard ricaricabile. Semplicemente la schermata non mi consentiva di andare avanti. Il cellulare usato è uno dei migliori Android in circolazione per cui non è sicuramente colpa del mezzo. Dopo tante sofferenze e a distanza di mesi ho risolto il dilemma: semplicemente all’app non piaceva il formato del mio codice postale che nel Regno Unito (…) va sempre scritto con uno spazio tra la parte iniziale e quella finale.

Fare software è ancora oggi un’attività complessa e, soprattutto per una startup, è sempre un compromesso con le ridotte risorse a disposizione ma è difficile capire come un problema del genere possa affliggere Uber. Detto questo, non è l’inconveniente di per se che mi ha lasciato meravigliato quanto la mia dipendenza da un servizio che fino a poco tempo non conoscevo nemmeno. Nel giro di pochi mesi Uber è diventato uno di quegli aspetti della vita moderna come il cellulare stesso. Ogni volta che sto lontano dal cellulare per qualche ora mi sento quasi un eroe e per contro, rimanere senza Uber quando ti serve, è una vera sofferenza. Certo, in una città come Londra esistono delle alternative ma il rapporto qualità prezzo non è sicuramente paragonabile.

E tutto questo è affascinante: portare la percezione dell’esistenza a dei livelli che prima non erano noti e creare delle dipendenze da servizi stimolati da una banale posizione spazio temporale. Magia nera. Non è un caso che Uber abbia una valutazione spaventosa diversamente dalla gran parte delle app che compete per guadagnarsi uno spazio nel contesto degli stimoli intorno alla persona o all’organizzazione — spesso rappresentati da simboli ammassati su uno schermo da cinque pollici.

Lo stesso tipo di stimolo che porta ormai noi vittime dell’urbanesimo al ricorso a Uber è quanto Qarras cerca di generare nell’imprenditore agricolo che vuole portare le sue colture alla maturazione. Il servizio di trasporto in taxi è in questo caso sostituito dall’esecuzione di una sequenza di lavorazioni professionali con mezzi meccanici. L’arrivo al punto di destinazione del passeggero è invece rappresentato dalla raccolta. Ma tutto questo è una conseguenza della sfida più difficile che è appunto il collegamento del bisogno di svolgere un lavoro a quello di associarne il soddisfacimento al servizio fornito da Qarras.

Ora vado a controllare che la funzione di ricerca geografica stia funzionando…

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